mercoledì 30 ottobre 2013

E gli italiani?

Mosso da un grandissimo istinto di curiosità sono andato a spulciare la pagina del Centro Rapporti Internazionali (CRI) della mia università. L'obbiettivo delle mie ricerche era la pagina dedicata all'università di Augsburg, nella sezione degli atenei con i quali la mia facoltà intrattiene patti di scambio. Volevo vedere, ora che sono ad Augsburg da un mese esatto, cosa fosse uguale e cosa differente a quello che i miei predecessori (studenti o studentesse) riportarono nelle valutazioni delle loro rispettive esperienze ERASMUS.
In pochi secondi, grazie al fidato Google, riesco a trovare le schede che la mia università ha dedicato all'ateneo Augsburg.
Incomincio a sfogliare le varie (poche) sezioni notando già piccole differenze. Niente di rilevante. I commenti agli studentati sono abbastanza veritieri, trovano fondamento da quello che ho sentito da altri ragazzi che vivono nelle strutture del Kolping o dello Studentwerke. Tra le informazioni sull'alimentazione mi stupisce che hanno messo una spesa media di 10€ mensili quando si mangia a casa. Un evidente errore. A meno che questo studente non abbia mangiato a casa, da solo, per due o tre giorni al mese. Evidentemente una svista. L'elenco di pub e di locali, nonché le aree di attrazioni universitarie combaciano al 100%; nessuna obbiezione. I consigli per risparmiare se si vuole viaggiare attraverso la costosa Germania: impeccabili. Le descrizioni dei corsi, l'architettura degli esami e rievocazioni della proverbiale cordialità dei professori tedeschi: assolutamente coerenti.
Ad un certo punto con mia grande sorpresa senza neppure aver bisogno di scavare troppo a fondo, trovo qualcosa che, se in un primo momento sarebbe potuto passare inosservato, come un dettaglio irrilevante, si rivela essere inveced un macigno che, piombatoti addosso, minaccia di mandarti a gambe all'aria.

Sotto la sezione "Info generali", tralasciando che viene segnata una popolazione pari a "meno di 100.000" abitanti, giocandosi a briscola oltre 50mila abitanti censiti (sino a prova contraria), si trovano due lunghe schede che portano impresse, ripetute due volte, 16 lingue. La prima scheda ha il titolo: "Lingua/e parlate dalla popolazione?" e compito del/la studente/ssa è quello di spuntare tutte le lingue tra quelle 16 opzioni offerte o scervellarsi per scrivere qualcosa nella immancabile scelta della diciassettesima casella: "altro", riportando così le parlate cittadine. La seconda scheda porta lo stesso elenco sotto la domanda: "Lingua/e parlate all’università?".
Rimango basito dalle risposte che i miei predecessori hanno dato. Tra le lingue parlate dalla popolazione spicca il tedesco (graziealcazzo) e, sotto la voce altro, hanno persino scritto Bavarese e svevo.
Sotto la sezione delle lingue parlate nell'università le cose vanno un pochino meglio: hanno spuntato inglese, francese, tedesco (graziealcazzo), polacco e portoghese.
Tralasciando che proprio all'università i miei saluti vengono ricambiati, il più delle volte, dal tipico "servus" di origine bavarese, qualcos'altro in questo schema non quadra.
E quel qualcosa è un pensiero che si formalizza spontaneamente nella domanda: "E gli italiani?"
C'è persino una pagina facebook dedicata agli italiani che vivono ad Augsburg. Al momento quelli "censiti" sulla pagina arrivano a circa 660.

Chiunque abbia compilato questo modulo per la valutazione si è scordato di una grande popolazione diffusa praticamente ovunque ma concentrata in maniera impressionante proprio nella Baviera. Adesso, tralasciando i dati, poiché non tutti sanno che la prima popolazione straniera in Germania è quella turca, subito seguita dagli italiani, basterebbe fare un giro per la ridente cittadina bavarese di Augsburg, prendere il tram, attraversare Maximillianstraße e contare le pizzerie che ci sono, magari affacciandosi dentro urlando, a caso, un nome italiano, magari Giuseppe, Mario, o un Rossi, tanto per non sbagliare, e ascoltare la risposta. Al massimo ti prendi un vaffanculo. Se ti ci mandano in tedesco va bene, fai spallucce, se ti ci mandano in italiano hai comunque dimostrato che ci sono gli italiani ad Augsburg.
Ad Augsburg ci sono tantissimi italiani. Italiani perfettamente integrati, che lavorano, o che arrivano per lavorare, tutti riconoscibilissimi. Sul tram che va verso l'università mi capita ogni giorno, e negli orari più disparati di sentire una o più persone che parlano tra loro in italiano.

Adesso, non è che in Germania la gente ha incominciato ad arrivare questa estate, con il bombardamento dei servizi televisivi sulla crisi da "Servizio Pubblico" a "Che tempo che fa" passando per le repliche di qualche film di vichinghi dal ridente orgoglio nordico. Ho conosciuto italiani che si sono stabiliti in Germani oltre trentanni fa. Hanno avuto figli, tedeschi e italiani al tempo stesso. Ragazzi che a casa parlano in dialetto calabrese ma che a scuola e/o all'università sfoggiano un tedesco perfetto. Ragazzi che hanno scelto di studiare italiano all'università, perché non lo conoscono nella sua forma codificata, media, ma solo attraverso il filtro di quella koinè regionale parlata nella ristretta cerchia domestica.
Questo per sottolineare come, sorprendentemente, molti miei predecessori abbiano studiato ad Augsburg, anche lingue straniere, ma non abbiano accennato che proprio lo Sprachenzentrum ha molti corsi di/in italiano, dove studiano molti giovani italiani nati in Germania.

Il fatto è che, forse, sono proprio gli italiani, molto spesso, a non dare importanza ai loro connazionali.

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