venerdì 22 novembre 2013

Aubergine


Un salto al discount per fare un po' di spesa. Passano due ore come se niente fosse. Come se non bastasse ti perdi in mezzo al reparto ortofrutticolo. Dopo oltre un mese di spesa nelle catene di discount della Germania non riesco a distinguere le merci e le marche.

Ad esempio non riesco a capire se la scritta BIO sia effettivamente una garanzia per il prodotto che la mette in mostra, tanto non differisca da altre marche della medesima qualità; anche perché, bisogna dirlo, molte volte non si distingue la differenza da altri prodotti.
Oggi, in questo discount; smarrito in mezzo a scritte nomi, prezzi e pesi; mi imbatto in una illuminazione divina. Ponderando quali verdure non ho ancora saggiato -in terra straniera- mi capita tra le mani lei: una rotondetta e violacea melanzana.
Subito me la stringo al petto come se fosse un bambino; il mio bambino; e, lesto, agguanto anche del sedano assieme a generi di primissima necessità.
Il tempo scorre, i generi alimentari riposano nel carrello di una mia amica. Si arriva alla cassa dopo il tour de force fra gli scaffali e si paga. Si imbusta tutto e si può tornare a casa.

Apro la porta, appoggio la busta della spesa in cucina e mi tolgo le scarpe in corridoio. Dopo qualche preparativo sono pronto per cucinare. Temporeggio ancora qualche minuto per far scoccare le 20 in punto. Ora sono pronto.
Con un rampante Nick Cave di sottofondo mi metto a cucinare. Il tagliere è l'altare ideale su cui far coricare la cipolla; il coltello affilato il  modo migliore per far avvenire in modo celere il sacrificio versando poche lacrime. È più la volta del sedano e della carota, dopo la sua pelatura. Un filo d'olio e tutto il padella.
Poi è la volta della sostanza. Agguanto quattro piccole patate e incomincio il sacro rito; una volta pelate e tagliate possono occuparmi delle zucchine. Dopo aver approntato le zucchine,  con mio grande stupore, mi ritrovo tra le mani una melanzana.
Perplesso me la rigiro tra le mani, osservandola. Cerco di fare appello a tutta la mia fantasia. Ma l'immaginazione scarseggia.
La superficie ruvida di quell'ortaggio non mi dice niente. Quei capelli verdi che si ritrovano gli donano l'aria da punk. Semplicemente. Meditando, meditando alla fine mi decido ad agire.
Con un colpo netto mi occupo dello scalpo della piccola e violacea melanzana. Non urla. Si crede tosta. Ma io lo sono di più.
Inizia così la tortura. Lentamente incominci a tagliate piccole rondelle di melanzana che, non appena rotolano sul tagliere, vendono prontamente e precisamente collaborate in quattro parti uguali che finiscono in padella assieme al soffritto. A metà melanzana mi fermo. Così è abbastanza. Colloco quel tronco mutilato in frigorifero, per farla mantenere più a lungo. Concluderò un altro giorno la tortura. Per oggi va bene così.
Un filo d'olio; faccio saltare in padella sino al dolce sfrigolare. Aggiungo un bicchiere d'acqua e faccio bollire per circa 15 minuti. Salo. Servo in tavola con pane.
Mangio così, lentamente, il mio piatto di verdure, incominciando proprio dalla martoriata melanzana.


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