sabato 16 novembre 2013

La rivolta della tecnologia:

Oggi ho scoperto che è scaduto, chissà quando, il product key della mia versione di microsoft. Poco male, da qualche mese sono passato a open office per metterla in quel posto alla microsoft.
Fatto da niente dunque. E invece no, il problema c'è eccome: martedì devo presentare all'università il mio primo referat, e senza il pacchetto microsoft operativo, provvisto di un dannato codice, non posso usare Power Point.
Mi metto alla ricerca di un sito affidabile -scartando eMule e uTorrent- perché in Germania, se scarichi, grazie al fatto che sei rintracciabile come se avessi un cartello attaccato dietro la schiena quando usi internet, ti fanno un culo grosso come una casa. Softonic giunge in mia aiuto: mi salva la vita sbattendomi davanti la faccia il sito della microsoft in portoghese. Avvio il download. Niente. Ri-avvio il download. Niente. Bestemmiando la microsoft riri-avvio il download che parte. Scarico il programma; in italiano. Faccio partire l'installer e mi si apre Nero. Bestemmio Nero chiudendo tutto. Faccio ripartire l'installazione. Si riapre Nero. richiudo tutto bestemmiando Nero , la microsoft, softonic e Power Point; inizio così a cogitare su questo stranissimo fatto.
Mi viene la brillante idea che, FORSE, Nero si apre perché devo copiare il programma su un CD per poi poterlo installare. Poco dopo, verso le 16 esco per andare in centro, diretto da Rossmann. Dopo 15 minuti entro da Rossman. Visto che ci sono faccio sviluppare qualche foto che avevo scattato con la mia ragazza quando, la settimana scorsa, è venuta a trovarmi. Perdo 10 minuti come niente per scegliere le foto sul mio cellulare e 2 microsecondi per inviarle via bluetooth a quella scatola che me le sviluppa tutte e cinque in meno di un minuto. Soddisfatto agguanto una campana da dieci CD vergini (2,49€) e mi avvio alla cassa per pagare. Pago ed esco tutto soddisfatto.
Visto che era da tanto che lo ponderavo decido di fare un salto da Butler per comprare una caffettiera; visto che hanno cambiato un po' la disposizione, causa il Natale imminente, vago per qualche minuto per il negozio, spaesato come un curato di campagna, magari di Borgo Venusio, che si sveglia in mezzo al gay pride - avete presente gli scherzi da prete? - ; ma alla fine trovo le caffettiere.
Prendo quella piccola e indifesa, sperduta in uno scatolone accanto alla sue sorelle gemelle e alle sue sorelle maggiori; la salvo da un destino di oblio; sono un gentiluomo, io.
Pago (7,99€) ed esco dal negozio.
prendo il tram al volo per due fermate; scendo, catapultandomi vicino al NORMA di Jabobertor. Devo compare il caffè per questa caffettiera che mi sembra sempre più un giocattolo, un accessorio delle Barbie fuori scala. Entro, trovo un dubbio caffè arabico con scritto BIO sulla confezione (circa 2,79€); lo prendo assieme ad una confezione di tè nero in bustine (0,79€) e mi dirigo verso la cassa numero due. Qui, mentre un uomo in sandali bestemmia in tedesco per-non-so-quale-ragione con uno scatolone vuoto in mano; senza perdere la testa, aspettando il mio turno, prendo una ricarica da 15€ (il minimo sindacale disponibile) e mi metto in coda dietro all'unto imprecatore.
Appena arriva il mio turno la bionda e snella cassiera di non più di 23 anni, con una paio di brufoli sulla fronte che mi fanno venire alla mente il torace di Ken il guerriero, mi fa passare solo il caffè e il tè dicendo che la sua cassa non è abilitata per la ricarica e mi manda alla cassa numero uno.
Alla cassa numero uno pago la ricarica, intasco lo scontrino con il mio Aufladecode per ricaricare il mio Handy; sono poco motivato a concludere l'operazione di ricarica nel discount, dunque esco dal negozio.
In quindici minuti arrivo a casa; scarto la campana di CD mentre preparo la caffettiera vergine al suo primo rodaggio; contemporaneamente mi assicuro con la mano che la ricevuta con il codice sia ancora nella tasca di dietro dei miei pantaloni. Tutto è in ordine.
Faccio partire la masterizzazione, carico la caffettiera (dopo averla lavata) ed estraggo la ricevuta; la caffettiera fischia, la masterizzazione e l'installazione di Power Point vengono concluse dopo minuti di angosciosa attesa mentre mi risponde la voce tedesca pre-registrata del servizio clienti del mio operatore tedesco. Inserisco il codice dopo aver premuto il tasto uno; rimango in attesa. Il codice è scorretto; capto un disarmante "nicht korrekt". Richiamo il 1158 mentre il mio caffé fumante mi attende in una tazza da tè di fronte agli aggiornamenti della versione di prova di Power Point. Niente: il codice che ho digitato è "nicht korrekt". Faccio un respiro profondo e mi concedo un momento di pausa davanti al primo caffé che preparo IO dopo un mese e mezzo di Germania.
«Il mondo è solo una sensazione di cose che succedono altrove» mi ripeto recitando le parole della canzone de I Ministri. Bevo il caffè BIO.
Sa di liquirizia. Sa di merda. Sa davvero di liquirizia cagata. Lo bevo. È caldo, fumante. La tazza si appanna per il calore magicamente sprigionato da quell'infuso dall'aroma così avvolgente ed aromatizzato che ha in sé tutta la possenza di un mondo esotico e barbaro, di legge di natura e di libertà selvaggia, di terre lontane bruciate dal sole. Ma il sapore è proprio di liquirizia cagata.
Ripeto, questa volta mentalmente: "il mondo è solo una sensazione di cose che succedono altrove" e deglutisco il caffè sino alla fine.
Appoggio la tazza da tè. Do la colpa alla caffettiera vergine, ma non voglio fargli pesare il fattaccio; in fondo non mi conosce, è stata la sua prima volta con un ragazzo più grande ed esperto che ne ha bevuti di caffè in vita sua, Dio solo sa quante tazzine da caffè ho sciupato nella mia gemebonda passione; "la prossima volta andrà meglio" penso per consolarla; ma in realtà lo penso per consolare me.
Cerco di scansare ogni pensiero, ogni sensazione e il mondo; metto da parte persino la canzone de I Ministri; mi viene in mente il frammento di una canzone dei Litfiba: "libera la mente prima che si liberi di te". Ci riesco. Riesco a scuotere la mia testa da ogni pensiero, da ogni sensazione. Riesco persino a mandare a cagare - mentalmente, e letteralmente - Piero Pelù.
Senza dare peso al caffè che sa di BIO-liquirizia-defecata o alla misteriosa evaporazione dei 15€ che ho speso per "La ricarica inesistente" - direbbe Calvino; mi metto al computer.
Mi metto davanti alla schermata bianca di una diapositiva immacolata che mi dice due cose: "fare clic per inserire il titolo" e "fare clic per inserire il sottotitolo".
Sono avvilito da queste due frasi che, senza un briciolo di cortesia, mi catapultano nel mondo dei grafici, delle tabelle e delle torte non commestibili del Power Point. Ho paura.
La tecnologia si sta ribellando, noi né siamo le vittime.

2 commenti:

  1. Spettacolare! L'ultimo periodo lo condivido a pieno e sai anche il perché, comunque la ricarica l'hai fatta? Quando chiami devi premere il numero uno e poi ancora 1 e quando hai finito di scrivere il numero devi mettere # :)

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    1. "Nicht korrekt"
      I 15€ peggio spesi della mia vita; e pensare che non facevo una ricarica da due settimane esatte.

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