martedì 5 novembre 2013

Mettiamo i puntini sulle "o"

Si osservano passare le macchine ogni giorno; in ogni luogo vediamo una quantità impressionante di vetture. Ogni giorno ci sfrecciano accanto centinaia di migliaia di veicoli di tutti i tipi, di tulle le dimensioni, colori, modelli, marche, cilindrate; a pedali, senza pedali, con le ruote sgonfie, con le ruote forate, con il famoso "ruotino di scorta"; con portiere e/o quinta porta -del bagagliaio- di colore differente dal resto della carrozzeria.

Centinaia di bolidi, catorci, utilitarie di famiglia, furgoni di qualche ambulante che va a fare il mercato in chissà quale sperduto paese; si osservano passare le macchine ogni giorno, dirette chissà dove, con chissà-chi al volante, con i suoi pensieri, i suoi problemi, le sue preoccupazioni, così uguali alle nostre eppure così distanti, diverse e inconsistenti.

Un giorno si passa la frontiera, si visitano altri popoli, altre culture, e ci si ostina a credere che il mondo sia tutto uguale, che niente ci possa sorprendere. Si dice che "tutto il mondo è paese" e, allo stesso tempo, qualche frase dopo, che tutto "il mondo è bello perché è vario". Sembra una contraddizione ma è vero. È tutto vero, a suo modo.

È come guardare le targhe delle macchine, giocare a memorizzare la sequenza di lettere e numeri in un gioco senza fine, cercare di ricordare ogni dettaglio, anche il più insignificante, per il gusto tutto personale di conoscere, di memorizzare, di ricordare.
E alla fine, un giorno, oltre la frontiera scopri una targa con la "ö" (o humlaut) quando pensavi di averle viste tutte.


In IItalia, ad esempio, il carattere "ò" non è contemplato per le targhe, di qualsiasi tipo di veicolo, velivolo, motoscafo, autoblu utilitaria di famiglia... e per una targa capisci che il mondo è veramente vario.

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