Faccio un breve punto della situazione -come mio solito-, calendario alla mano, e rimango sorpreso nel constatare di aver da poco superato la metà del mio soggiorno qua ad Augsburg. Poco più di due mesi e mezzo -quasi tre- contro i cinque mesi di durata effettiva della mia borsa di studio. Il tempo sembra essere volato, trascorso "a passo di java" -per citare De André-, e mi sembra ieri di essere arrivato ad Augusta trascinandomi dietro la mia valigia, questo computer su cui sto scrivendo e poche altre cose, in una nebbiosa e umida domenica mattina, silenziosa e grigia. Ma oggi è lunedì e splende il sole.
Ho superato la metà del mio soggiorno e mio fratello sta per venirmi a trovare. Dopo quasi tre mesi potrò ristabilire un contatto con una parte della mia famiglia, io che, per ostinazione e un pizzico di caparbia testardaggine, mi sono impuntato per trascorrere un Natale tedesco, solitario, a modo mio, lontano da quella città, da quel paese che, solo oggi, se ci penso bene, un po' di rabbiosa nostalgia me la fa salire. E non so neppure il perché della scelta che ho compiuto. Forse era la paura di tornare, e l'impossibilità, poi, di ripartire per tornare in Germania. Sembra strano ma potrebbe essere così. O molto probabilmente il desiderio di non voler accorciare questo mio soggiorno. Che sia la voglia di libertà a muovere le mie gambe e i miei pensieri, contro gli affetti della mia terra, delle mie Marche?
Se ci penso bene, ora che sono quasi tre mesi, e che mancano poco più di due mesi al mio ritorno, già sento la mancanza di Augsburg. Già la sento la nostalgia di questa terra e di questi volti, della lingua, del difficile tedesco che riempie le strade e i vicoli, e le piazze e i locali, in un quadro che poco ha a che vedere con quello che ho lasciato dietro, in Italia. A casa. E i volti degli amici, che mi mancano, che mi mancheranno e che già mi mancano.
E in mezzo a sentimenti confusi e contraddittori, forse scaturiti da quest'aria natalizia, di una cosa però sono certo. Sono felice; sono felice perché fra poche ore potrò ricongiungermi con mio fratello e abbracciare quel legame di sangue, quel solido e indistruttibile ponte, gettato fra me e la mia terra.
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