L'università di Augsburg può vantare una biblioteca immensa, fornita di una quantità di tomi pressocché sterminata.
Nelle mie peregrinazioni tra le sua mura, alla ricerca di qualche tomo su cui concentrare il mio tempo in vista di una presentazione, o solo per mera curiosità. sono stato attratto, scontato dirlo, nel reparto dedicato alla romanistica. Scaffali e scaffali di tomi scritti nelle lingue romanze (francese, spagnolo, portoghese e italiano).
Inutile dunque sottolineare, anche ricordando che sono uno studente in una facoltà di Lettere, che la mia passione primaria mio ha attratto tra gli scaffali della sezione di italianistica.
Proprio venerdì scorso, nel primo pomeriggio, mi sono dedicato al piacevole passatempo consistente nel passeggiare tra gli scaffali della biblioteca, tra quei tomi della, osservando i nomi, i titoli, le dimensioni, le copertine, accarezzando il dorso della rilegatura, prendendo di tanto in mano un libro, solo per il gusto di soppesarlo, senza distinguere troppo tra un Ippolito Nievo e un Pasolini, un po' come fa una donna che si diletta nella spesa al mercato ortofrutticolo, sfruttando quella sensibilità stereotipizzata, forse eccessivamente sessista delle sfere separate e dall'immaginario maschiocentrico, che denota una spiccata sensibilità per mansioni del quotidiano.
Dopo aver fatto scemare quel passatempo, in un monotono e parzialmente soleggiato venerdì pomeriggio, mi decido e prendo in mano il tomo che avevo adocchiato all'inizio e per cui, si può dire, ero venuto appositamente in biblioteca, ma per cui avevo ritardato la lettura solo per trarre il più sottile piacere che deriva proprio dal ritardare la consunzione del desiderio, solo per godere ancor di più della e nella attesa.
Scelgo una sobria edizione delle opere di Dino Campana, ivi inclusi i Canti Orfici.
Leggo le prime pagine prosastiche che aprono la raccolta e, successivamente, come previsto, mi butto a capofitto nella lettura della poesia intitolata "Notturno teppista", che ha come sfondo una torbida ed espressionistica Firenze di primo novecento. Sublime. Incantevole. Leggo e rileggo le note parole, i noti versi, ricordando quel godimento che trassi la prima volta che lessi la poesia in questione qualche anno prima. Meravigliosa. Rileggo ancora una volta i primi versi sino a che non riesco a ripeterli -almeno mnemonicamente- con la giusta intonazione, recitando tra me e me quella franta versificazione campaniana.
Scorro qualche altra poesia ma, niente, non ho la giusta concentrazione per poter godere la comparazione di più componimenti. Inevitabilmente, dopo le prime righe prosastiche la mia mente ritorna, inevitabilmente, verso il notturno teppista. Sono così costretto ad assecondare il mio desiderio e a rileggere ancora una volta quei versi, a trarne un indicibile profondo godimento e amore. Meravigliosi.
Il piacere che ne traggo è troppo gradevole. Incommensurabile. Dovrei portare questo libro a casa, leggerlo la sera. Già mi vedo sotto le coperte, con la luce che dal comodino illumina i versi franti di quel poeta che mi incuriosisce e affascina così tanto.
Ma subito, la triste realtà della vita universitaria non può che infrangere i miei sogni.
Infatti, nonostante i miei inutili sforzi nel consultare il sito della biblioteca, non posso che veder confermato quello che già sapevo.
I testi della sezione romanistica (ivi compreso quello delle opere di Campana) sono esclusi dal prestito.
Non nuovo a questo tipo di scontri con la realtà bibliotecaria non poso che rievocare le due passate delusioni in merito alla possibilità di prelevare testi dalla biblioteca. La più recente in merito a dei testi di sociolinguistica in inglese, per la preparazione di un Referat, salvato grazie alla possibilità di fotocopiare le parti utili di quei manuali; e la prima, la meno recente, concernente ugualmente l'allestimento di un'altra presentazione e dei libri di D'Annunzio come corpo del delitto; in questo secondo caso, sono riuscito ad ovviare a questa mancanza grazie all'intervento di una professoressa. Ma questa volta, niente.
I testi esclusi dal prestito sono tanti, troppi; oltre a quelli della sezione Romanistik: Anglistik, Germanistik, Slawistik, Politologie, Soziologie, Geographie, Volkskunde, Wirthschaftwissenschaft, Philosophie, Psychologie e una quantità enorme di altri testi, collocati in questa grandissima biblioteca.
E queste appena citate a mò di esempio sono alcune delle sezioni catalogate con la lettera P (Präsenzbestand): testi che possono essere presi in prestito dalle cinque del pomeriggio e tassativamente riconsegnati la mattina del giorno seguente, nei giorni settimanali o dal pomeriggio del venerdì per dover essere riconsegnati (tassativamente) la mattina del lunedì successivo. Tutto questo per garantire la presenza del testo, dimodoché, quanti ne necessitino la consultazione, non possano essere danneggiati dalla assenza del libro per periodi ben più lunghi.
Un sistema che garantisce la presenza costante e la concentrazione del sapere in un unico luogo raggiungibile da tutti ma che, per altri versi, comporta grandi sacrifici in merito al mero piacere personale e alla gioia di una lettura avulsa dall'obbligo della carriera.
Ma questa non è altro che una mia piccola, personale, ed egoistica visione della cultura.
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