Dopo questa mattina di viaggi e preparativi, dopo un pasto veloce e l'ultima pulizia della stanza dello studentato, il mio spirito Scout mi ha imposto l'imperativo assoluto del "noi lasciamo il posto meglio di come lo abbiamo trovato" e mi ha fatto passare una gradevole mezz'oretta a grattare il fondo di quel linoleum di palestra che consiste nella pavimentazione della mia stanza allo studentato.
Dopo un po, carico come un clandestino, ma con il cuore colmo di dolore per quei due oggetti che devo lasciare (uno scopettone, uno straccio, e la confezione di Bref che mi ha accompagnato in queste settimane di disinfezione), mi metto in marcia trascinandomi dietro quella sbilenca valigia con le rotelle che è tutto fuorché un trolley, il mio zaino, la mia tracolla con il PC e un bustone contenente: lenzuola, il Kissen (cuscino) che ho comprato da Butler, e fogli-fogliacci di varia natura che non sono riuscito a infilare nello zaino.
Me la faccio a piedi mentre, inavvertitamente, uno strusciare eccessivo del bustone produce un piccola abrasione su uno spigolo di questo; abrasione che diventa foro mentre io continuo inavvertitamente a fargli toccar il manto stradale. Il foro si allarga e scopre il fondo della busta di Rossman che contiene la confezione di detersivo per i panni Ja! che ho usato una sola volta. In poche parole alla prima sosta mi ritrovo a imprecare contro un foro che perde polvere bianca e a inveire contro uno pseudo-trolley a cui salta la cinghia ad ogni strattone.
In più di mezzora riesco a percorrere il tratto che mi separa dal mio nuovo e definitivo appartamento.
Stremato ma felice, incappo in un ragazzo che mi tiene la porta aperta mentre introduco il mio catafalchico bagaglio nel pianerottolo; il ragazzo indovina -chissà da cosa?!?!- che devo essere il nuovo coinquilino di A.W.
Per miracolo, o intercessione divina, riesco a trovare il piano al primo colpo e a sperimentare la gioia orgasmica di una chiave che si infila in una serratura che si crede, o che si vuole credere, vergine e immacolata, nonostante non lo sia palesemente.
A.W. è nell'appartamento e mi accoglie solare; mi sento a casa. In due viaggi per le strette scale del condominio riesco a portare su tutta la mia roba e a incomincia a sistemarla.
Appena entro in camera, rimango estasiato.
Riandando indietro a rianalizzare tutte le soluzioni e le false piste toccate, le accomodazioni scartate, le porte in faccia dei primi cinque giorni sino alla soluzione proclamata provvisoria dell'Albertus Magnus; questa è veramente Versailles.
E c'è persino una cosa che ho sempre sognato: il letto a una piazza e mezzo.
N.B. non ho le lenzuola adatte per un letto ad una piazza e mezzo.
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